Finto invalido per caso


Enrico Toti

Enrico Toti

Alcuni mesi fa un caro amico, inciampando in una buca dell’asfalto genovese si è malamente slogato la caviglia.

Colto alla sprovvista mi ha telefonicamente chiesto se avessi una stampella da imprestargli per tornare a casa dal pronto soccorso dell’ospedale cittadino dove si trovava.

Fortunatamente conservo sempre la gloriosa gruccia dell’estate in cui, causa involontario calcio contro il braghettone della porta, mi ruppi due dita del piede destro a tre giorni dal matrimonio.

Quel giorno cadde a fagiolo e dopo averla riesumata dal garage, lo raggiunsi sul luogo di dolore.

Passati i mesi, guariti i piedi, l’accessorio stazionò indisturbato dietro la scrivania del suo studio.

Oggi pomeriggio, al termine di una riunione in cui eravamo presenti entrambi abbiamo deciso di chiudere il conto e mi ha restituito la stampella tra risate e scherni reciproci.

Dalla sua casa in centro storico ho raggiunto dapprima un ufficio in zona Expo dove dovevo ritirare un documento, per poi ritornare a De Ferrari e salire sul bus verso casa.

Durante il tragitto ho incontrato decine di persone che conoscevo le quali ovviamente mi hanno chiesto cosa fosse successo.

La tentazione di narrare qualche avventurosa vicenda sportiva è stata forte ma ho preferito raccontare sinceramente quanto ora ho scritto.

Gli sconosciuti invece mi osservavano incuriositi e dubbiosi visto che il mio passo spedito non giustificava l’arnese tra le mani…

Salito sull’ autobus, fortunatamente vuoto, mi sono seduto ed ho intercettato numerosi sguardi di compassione.

Giunto però alla mia fermata, durante l’azione di discesa, un uomo ha borbottato : “belin le inventano tutte per non pagare il biglietto!”

Non ho mai saputo che i passeggeri claudicanti non fossero soggetti al pagamento del titolo di viaggio e considerato il fatto che possiedo un abbonamento annuale non mi sono mai posto il problema.

Cosa ne pensi?