Lettera aperta a Vasco Rossi sul male di vivere tra consapevolezze, sofferenze e depressione 1


Vasco Rossi

Vasco Rossi

Caro Vasco

Durante gli anni dell’adolescenza ho ascoltato le tue canzoni imparandole a memoria per poi cantarle in compagnia accompagnandomi con la chitarra come allora si usava fare in mancanza della Playstation.

Vasco Rossi per noi era un mito, un amico ed un maestro.

I tuoi testi spaziavano da “fegato spappolato” ad “alba chiara” in questo altalenare di morte ed amore che ha contraddistinto gli anni ’80.

E’ stata un epoca decisamente unica ed irripetibile, un periodo della storia in cui tutti sentivano dentro la trasformazione di un era spesso senza riuscire a domarla.

Nella stessa piazza bazzicavano punk, paninari, metallari. Nelle stesse vie transitavano pusher di ogni sostanza e Guru di ogni fede; dagli Hare Krisha con i loro dolcetti ai profeti dell’auto distruzione “perchè tra demonio e santità è lo stesso basta che ci sia posto”.

No caro Vasco, tra demonio e santità non è lo stesso e la tua vita distrutta lo dimostra; io lotto ogni giorno per posizionarmi dove scelgo e non dove c’è posto.
Non voglio assolutamente attribuirti la colpa dell’annientamento di una generazione di teste pensanti ma credo che, chi detiene il potere mediatico su milioni di giovani, debba pesare con grande attenzione i messaggi che trasmette, esattamente come dovrebbe fare chi oggi, dalla comoda poltrona del suo studio, esorta alla rivolta rossa o nera, coloro che poi finiscono in galera per aver ribaltato un cassonetto credendosi guerriglieri.

Nelle tue canzoni parlavi e parli di emozioni, sentimenti, dubbi e consapevolezze.

All’epoca, per la loro gestione, che a quanto pare ti è sempre risultata problematica proponevi l’uso e l’abuso di quelle sostanze che hanno fritto il tuo ed il nostro cervello, facendoci sentire tutti uguali e felicemente spensierati, perchè a vent’anni i conti con il fegato non si fanno ma a 40 forse è meglio cominciare a pensarci.

In questi giorni  i telegiornali hanno ripreso a parlare di te e delle tue povere costole fratturate, notizia che sinceramente, passata tra i titoli di anticipazione mi suonava strana.

Mi sono detto: “c’è sotto qualcosa, devono prepararci a qualche grande notizia”

Gli aggiornamenti quotidiani sullo stato delle tue ossa mi hanno decisamente sbalordito ma alla fine, pensandoci bene, insieme al calcio, le tette, l’alcol e la politica tu sei un grande interesse per gli italiani.

Come un fulmine a ciel sereno abbiamo tutti letto le tue dichiarazioni sul reale problema che ti assale, il famoso “male di vivere”

Ho letto l’intervista su il secolo xix della quale riporto una parte

Vasco Rossi  ringrazia tutti i dottori che lo seguono, e aggiunge: «Se sono vivo lo devo a loro e a tutta questa valanga di chimica che assumo. NON avrei superato tutte le consapevolezze, le sofferenze e la profonda depressione nella quale ero sprofondato nel 2001 ….Ho passato un lungo periodo di tempo in cui ogni cosa mi sembrava li per ricordarmi come la vedevo diversa, prima. Come mi risultava fastidiosa adesso mentre la trovavo normale e soddisfacente. E quella continua sensazione di groppo in gola, di sconsolata tristezza. Un velo opaco, grigio su ogni cosa».

La prima cosa che mi viene da dirti è “benvenuto” tra noi comuni mortali; le cose che dici sono esattamente quelle che capitano ogni giorno a chiunque abbia un minimo di intelletto ed emotività.

Per quanto riguarda invece la valanga di chimica te la lascio tutta molto volentieri, visto che il male di vivere preferisco affrontarlo e non isolarlo con gli psicofarmaci come tu fai ora, o affogarlo con alcol e droghe come facevi allora insieme a tutti noi.

Io non “voglio trovare un senso a questa vita” perchè questa vita un senso ce l’ha eccome e lo ritrovo mille volte al giorno.

Quando un amico mi chiama per andare a correre, quando mia moglie mi chiede di prenderle un barattolo troppo in alto per lei, quando accompagno mia madre a fare la spesa o quando mio figlio fa la popò ed io attendo che mi chiami per pulirgli il sedere.

Sono quelle cose banali, di tutti i giorni, quelle che ci facevano inorridire vedendole fare ad altri mentre indossavamo la tua maglietta comprata dai primi marocchini erranti.

Eri tanto arrabbiato quando cantavi deviazioni, quasi disperato.

Cercavi a tutti i costi il lato oscuro di coloro che erano più chiari di te, e questa continua attenzione per il rovescio negativo della medaglia, della cattiva strada come la definiva il tuo amico De Andrè, ti è costata cara.

Le canzoni degli ultimi dischi sono tutte uguali e questo lo sai benissimo, ma per i tuoi fans la cosa non conta perchè chi ama gusta qualsiasi pregio o difetto compresa la fine della creatività di un artista.

Forse potresti provare ad accettare il fatto che il sipario è calato da tempo e chiudere bottega magari con un gran concerto.

Subito dopo, proporzionalmente, tentare di rimpiazzare i quintali di psicofarmaci con qualcosa di meno devastante per il corpo e per la tua dignità di individuo.

Sicuramente sai che ci sono delle alternative dimostrate dal faticoso lavoro quotidiano degli operatori che promuovono terapie di recupero della salute mentale senza uso di farmaci ( quanto meno non massivo come quello che pubblicizzi )

Addirittura pensa: ci sono coloro che parlano di prevenzione suggerendo ai giovani la pratica dello sport e valori come amicizia ed amore.
Potrà sembrarti impossibile ma ansia, attacchi di panico, depressione e simili si possono serenamente curare con lo Yoga l’Omeopatia, l’Erboristeria, la Respirazione controllata e la Meditazione.

Passare questo tipo di informazioni sarebbe un bel esempio per gli stormi di ragazzini che ti adorano, ai quali invece, per l’ennesima volta hai passato una delle tante tue istruzioni di auto distruzione : MALE DI VIVERE = VALANGA DI CHIMICA

Sai Vasco, esistono linguaggi sottili che passano tra le pieghe della mente e le nuove generazioni, purtroppo, il male di vivere lo affrontano ogni giorno quando vanno a scuola nella speranza di trovarla ancora pubblicamente aperta, quando la stanno per finire e sentono odore di disoccupazione.

Anche loro sono disorientati, quando rientrano a casa e ad accoglierli ci sono genitori in cassa integrazione che comunicano “quest’anno niente ferie”

Potrei proseguire per ore ma nessuna di queste “umane debolezze” forse potrebbe eguagliare i tuoi dubbi su quale Ferrari tirare fuori dal garage per andare al mare……

Non sono arrabbiato credimi e ti ho amato come all’epoca si amavano i maestri; fortunatamente oltre a te ne ho avuti altri alcuni dei quali ora sono morti altri invece stanno bene e se vuoi te ne presento qualcuno.

Magari potrebbero spiegarti che il mal di vivere non ti uccide e che lo puoi trasformare come e quando vuoi.

Sono saltato fuori dalla barca molti anni fa e mi spiace vederti affondare ma in particolare mi riempe di amarezza vedere migliaia di persone preoccupate per le tue paturnie e non per le bastonate che tutti i giorni il sistema impone.

Ciao Vasco in bocca al lupo.


Cosa ne pensi?

Un commento su “Lettera aperta a Vasco Rossi sul male di vivere tra consapevolezze, sofferenze e depressione

  • Claudia Ciurlizza

    Commento un pò tardivo ahimè !!!!Sono passati anni …e, chissà quante giovani vite sono state sacrificate…inseguendo i consigli del
    cantante in causa !!! ” Voglio una vita spericolata”!!!!! Lui sì che se l’è goduta…con i soldi dei …troppi dischi venduti !!!
    Sò che ne ha spesi parecchi per cure mediche !!! E…le è andata sempre bene!!!! Peccato !!!!