Genova Smart City
per l’Innovazione Digitale
e amministrazione pubblica analogica


genova smart city 2012

genova smart city 2012

Questa mattina ho preso parte al convegno Genova per l’Innovazione Digitale, an open smart city svoltosi presso il Salone di Rappresentanza del Comune di Genova, Palazzo Tursi.

Gremita la bellissima sala affrescata, ottima organizzazione registrazione e  welcome, interventi interessanti e propositivi.

Erano presenti numerosi rappresentanti dell’imprenditoria di settore, cittadini, praticamente assenti i politici.

A prescindere dalla bontà di spirito con cui vengono organizzati questi eventi, non posso fare a meno di esprimere la mia opinione in merito, partendo da un analisi della città in cui vivo da oltre quarant’anni.

Genova, capitale europea della cultura esterna e dell’impalcatura eterna, ricca di anziani soli, abbandonati da figli e nipoti costretti ad emigrare, dedita alla coltivazione di piccoli orti difesi a spada tratta da eventuali proposte di sinergia.

Ho sentito parlare di “open data”, segnalazione dei guasti tramite sms e del faraonico progetto wimove.

Volontà di allinearsi a standard europei internazionali attraverso progetti basati su modelli di altissimo livello; nomi altisonanti, termini inglesi, che risuonavano sorprendendo le antiche mura della bellissima sala di palazzo Tursi dotata di connessione wifi ( scadente ) ovviamente solo per l’occasione.

Tra quelle mura lavorano centinaia di persone che lottano quotidianamente per far funzionare computer di ventanni con installato windows 2000 & explorer 6 il tutto visualizzato attraverso monitor a tubo catodico praticamente in bianco e nero.

Lo stesso sito del Comune di Genova, malgrado l’allegra mano di colore decisamente naif stesa negli ultimi mesi, persevera nel non rispettare i canoni della legge Stanca sull’accessibilità e viene utilizzato durante i corsi a tema, quale esempio di scarsa usabilità lato utente.

Si è parlato di città smart, di cittadini smart, di piattaforme web altrettanto smart; nessuno ha osato evidenziare il fatto che i primi a non essere smart sono i nostri politici che usano i loro ipad solo per leggere il giornale online e giocare al solitario.

In questi anni, la gestione della vita digitale della città è stata rimpallata da una poltrona all’altra come una patata bollente che nessuno vuole o sa tenere in mano.

Al termine della mattina di lavori ho provato a porre il quesito che da sempre assilla le numerose menti pensanti tecnologiche: una volta appurato che rendere smart la città sia cosa buona e giusta, ed assodato che ci sono numerosi cittadini ed aziende pienamente disponibili a dare supporto a questa rinascita, a chi ci si deve rivolgere ? quale referente della pubblica amministrazione è incaricato di raccogliere le risorse provenienti dalla cosiddetta società civile ?

Nessuno ha risposto e l’interrogativo è rimasto tale, sospeso nell’aria come spesso accade nella Superba….

 

Cosa ne pensi?