Facebook Pause al BerioCafè
si può vivere senza social network? 1


facebook pause badge

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Internet nel 2011 ha compiuto vent’anni e la sua natura si è radicalmente trasformata nel corso di un evoluzione rapida ed inaspettata.
Quella ragnatela di collegamenti nata per soddisfare le esigenze di pochi addetti ai lavori, motivati dalla necessità di condividere database accademici, si è estesa a buona parte dell’umanità.
Un tempo le piattaforme di comunicazione online erano molteplici e completamente differenti l’una dall’altra; questa diversità ha garantito per anni la totale libertà di scelta permettendo agli utilizzatori di adottare sistemi consoni alle proprie esigenze.
Sono nati quindi siti, blog, forum, chat e gruppi di discussione che hanno contribuito allo sviluppo della nostra economia ed all’interazione diretta tra le persone.
La comparsa dei primi social network ha letteralmente trasformato gli scenari esistenti, accorpando l’utenza in pochi canali estremamente sofisticati ed omnicomprensivi.
Facebook, Google Youtube e Wikipedia soddisfano ogni desiderio individuale e rappresentano oramai lo standard comunemente adottato dagli internauti i quali, costantemente, stanno abbandonando le comunità precedenti per confluire in uniche immense piazze virtuali.
Esattamente come accade per l’agricoltura e l’artigianato, oggi assistiamo impotenti alla scomparsa delle piccole realtà, sostituite da grandi corporazioni.
Come accade in ogni processo di unificazione, veridicità dei contenuti ed indipendenza operativa, vengono necessariamente controllate per scongiurare il pericolo di deviazioni fuorvianti.
Cosa scrivere e come farlo vengono stabiliti da uno staff impegnato a monitorare costantemente l’osservanza dei regolamenti imposti ai propri iscritti.
Il risultato di questa gigantesca schedatura volontaria di massa è la perdita di quell’autonomia che fino ad ora ha contraddistinto la rete.
L’utente medio è perfettamente in grado di caricare un video, commentare un articolo o consultare un archivio e persino “taggare” una foto; pochissimi però scrivono e descrivono concetti di senso compiuto, esponendosi in prima persona e mettendoci la faccia.
Quella che di primo acchito pareva una rivoluzione culturale si è invece rivelata una sorta di tomba della comunicazione; tutti dicono la loro ma poi?
Che segno lasceranno milioni di parole?
In quale maniera i posteri potranno approfondire le loro origini?
Quell’accozzaglia di tematiche affrontate in modalità random, le interminabili discussioni su temi di indubbia autenticità che fine faranno ?
Esistono blog personali online da molti anni e la loro analisi consente di delineare un quadro sociale e culturale preciso.
Contrariamente il mondo dei sopra citati strumenti, composto da inesauribili scatoloni di materia prima informatizzata, rischiano di saturare la capacità umana di selezione e scelta; in pratica siamo ingolfati dalle informazioni.
Nella nostra bacheca si alternano inviti ad aperitivi così come all’adesione a grandi cause sui massimi sistemi.
Il post sulla cassa integrazione della fabbrica di quartiere rimane stritolato in mezzo alle segnalazioni di maltrattamento di cani in Asia.
Libertà è partecipazione e non significa ingurgitare quotidianamente infiniti input; stiamo correndo il rischio di non trovare più posto per dire la nostra nell’immensità del web.
A tale proposito ho deciso di avviare un esperimento:
Il giorno 21 dicembre 2011 ho interrotto l’accesso a Facebook e sulla bacheca sono stati pubblicati esclusivamente in automatico ( grazie a Wordbooker un plugin di WordPress ) tutti i post del mio blog.

Martedì 21 febbraio 2012 presso il BerioCafè di Genova ore 18:00

passerò alla fase due del piano :
In presenza di testimoni procederò alla sospensione dell’account Facebook.
La cosiddetta “ibernazione” della propria utenza rende invisibili tutti i propri contenuti presenti inseriti negli anni
A conclusione dell’iniziativa, il giorno 21 marzo 2012 sempre al BerioCafè eliminerò definitivamente tutti i miei dati cancellando l’account dal database.
Non si tratta di una forma di protesta ma di una campagna di sensibilizzazione per suggerire le numerose alternative disponibili e mettere in discussione il mondo web così come è venuto a configurarsi.


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